Ringrazio il collega Rocco Micciolo per i commenti su una versione preliminare di questo articolo.
1Ogni tanto riemerge nella sociologia italiana (e in particolare nell’ais) la vexata questio dei criteri per l’individuazione degli studiosi meritevoli di promozioni alla I o alla II fascia. La natura ciclica della discussione rende il tutto non dissimile dall’altra grande ciclicità nel discorso pubblico sull’università, quella delle periodiche geremiadi sui concorsi e sugli scandali (veri e presunti) a questi associati.
2In queste note vorrei soffermarmi soprattutto sul primo punto. Personalmente sono sempre stato colpito dalla reticenza ad accettare criteri di tipo bibliometrico, in particolare quelli che attingono a basi dati internazionali come il Social Science Citation Index (ssci) o più recentemente Scholar Google. Ad essi sembrano sempre preferirsi (e le ultime proposte presentate all’assemblea ais di Urbino non fanno eccezione) criteri quantitativi basati su pesi arbitrari.
3Qui vorrei invece sostenere che, oltre ad essere previsti dall’attuale normativa sui concorsi (art. 4 del dpr 117/2000), criteri di tipo bibliometrico funzionano piuttosto bene e mostrano tra l’altro una corrispondenza delle scelte compiute dalla sociologia italiana con criteri di quel tipo superiore a quanto il senso comune suggerirebbe.
4L’analisi si basa in primo luogo su dati raccolti dallo scrivente sui docenti della Facoltà di Sociologia di Trento nel giugno 2007; propone poi una breve e parziale comparazione con i dati dell’intero organico dei professori di I fascia nelle discipline sociologiche in Italia (dal settore sps/07 al settore sps/12), e con l’intero settore sps/07. Nel caso dell’analisi a livello nazionale i dati si riferiscono all’organico al 31.12.2003 (la scelta di quella data si deve all’intenzione di condurre una comparazione – poi rivelatasi improponibile per varie ragioni – tra i criteri bibliometrici ed i risultati della valutazione civr).
5In questa nota utilizzo diversi tipi di dati. Alcuni si basano su fonti largamente consolidate, seppur non prive di problemi:
61) Social Science Citation Index. Indica il numero di citazioni ricevute dal lavoro di uno studioso in articoli pubblicati sulle riviste che fanno parte del dataset di Web of Science-ISI (http://scientific.thomson.com/products/wos/.). Sulla base del Journal Citation Report 2006, il più recente, fanno parte del dataset delle riviste sociologiche 93 testate, anche se altre riviste rilevanti per la nostra disciplina (ad es. Social Science Information) sono registrate sotto altre categorie (ad es., nel caso citato, Interdisciplinary Social Sciences), e contribuiscono comunque alla stima dell’impatto complessivo del lavoro di uno studioso. I dati che presenterò qui in riferimento a Trento si basano sul numero di articoli in cui viene citato un certo studioso, prescindendo dal numero di lavori citati nello stesso articolo. Si tratta pertanto di una stima leggermente restrittiva. Sono incluse tuttavia le autocitazioni, in quanto si considera che il fatto stesso di pubblicare nelle riviste che costituiscono la base dati per il ssci rappresenti di per sè un elemento di distinzione. Va notato che nel dataset di Web of Science non è registrata alcuna rivista italiana (lo sono invece ad esempio la «Revue Française de Sociologie» o i «Kölner Zeitschrift für Soziologie und Sozialpsychologie»), il che risulta ovviamente in una sottostima dell’impatto complessivo della nostra produzione sociologica;
72) Sociological Abstracts e repertori bibliografici affini (nel caso dell’analisi condotta sui docenti della Facoltà di Sociologia di Trento ho fatto riferimento anche ai repertori International Political Science Abstracts, Social Service Abstracts, Historical Abstracts Online, The Philosopher’s Index, Econlit, Psycinfo). Questo indicatore misura in primo luogo la produttività scientifica, limitata però a quella che appare in sedi minimamente visibili. È più inclusivo del Citation Index in quanto registra (senza peraltro stimarne l’impatto effettivo) anche gli articoli pubblicati nelle riviste nazionali accessibili a un pubblico straniero. Per la sociologia l’elenco include tra le altre «Rassegna Italiana di Sociologia», «Quaderni di Sociologia», «Studi di Sociologia», «Sociologia e ricerca sociale», «Stato e Mercato», «Polis», «Sociologia e Politiche Sociali», «Sociologia», «Sociologia del Diritto», «Studi Organizzativi», etc., anche se con qualche irregolarità nel grado di copertura delle varie riviste (che non sempre inviano regolarmente i loro fascicoli a csa, l’organizzazione che produce gli Abstracts). Il dato riferito a Trento è stato ottenuto interrogando con il criterio ‘Cognome e nome’ la voce ‘Author’ e selezionando l’opzione ‘Journal Articles Only’ (escludendo cioè le recensioni o gli interventi a conferenze, che sono registrati in maniera più erratica).
8Altri dati si basano invece su una fonte più recente ed obiettivamente meno robusta, vale a dire, sul motore di ricerca Scholar Google. Questo metodo privilegia ovviamente i lavori di più recente pubblicazione, che hanno maggiori chances di essere presenti sul web. Ha quindi in particolare il vantaggio di registrare con maggiore rapidità le trasformazioni nella produzione di uno studioso (prima che un lavoro venga citato nel Citation index passano di solito almeno due anni, visto il tempo necessario affinchè a) il lavoro sia notato e b) articoli che lo citano vengano pubblicati sulle riviste del dataset di Web of Science). Questo è particolarmente utile per giovani studiosi ad inizio carriera. Per contro, presenta anche elementi di problematicità in quanto spesso include informazioni errate o non pertinenti (ho trovato ad esempio tra le pubblicazioni che mi venivano attribuite anche la lista dei ringraziamenti dei reviewers di una rivista americana). Inoltre, se il fatto di registrare anche il lavoro in progress rappresenta per certi versi un vantaggio, esso è anche un elemento di distorsione in quanto si presta più facilmente a manipolazioni (si può ad esempio salire di molto nel punteggio grazie a working papers opportunamente piazzati su qualche sito, anche se questi non condurranno necessariamente a pubblicazioni di qualche rilievo). Infine, Scholar Google è fortemente esposto (anche se non è l’unico, vedi il ssci) a distorsioni legate a casi di omonimia, e richiede quindi particolare attenzione nella raccolta delle informazioni.
9Con le dovute cautele, in questa nota faccio in particolare riferimento a tre tipi di dati originati da Scholar Google:
103) il numero di presenze di un certo studioso come ‘Author’. In particolare il database è stato interrogato con il formato ‘Author: Nome e Cognome’ (altri formati – ad esempio, Cognome e Nome – possono generare risultati leggermente diversi, per altro in misura irrilevante). Questa misura è da intendersi come un indicatore generico di operosità;
114) il numero di citazioni riservate al lavoro di uno studioso, misurate attraverso Scholar Google Citation Counter. Questa procedura genera dei punteggi assai più elevati di quelli prodotti dal Social Science Citation Index (in media circa quattro volte, cfr. tabella 1), ma fortemente correlati con quest’ultimi, come vedremo tra breve (tabella 2);
- 1 Successivamente alla raccolta dei dati ho individuato un sito web che genera l’indice di Hirsch, se (...)
125) l’indice di Hirsch, o H-index (Hirsch, 2005; Werhane, 2007), ottenibile anch’esso attraverso Scholar Google Citation Counter. Uno studioso ha punteggio h sull’indice se h tra i suoi lavori sono stati citati almeno h volte o più. Ad esempio, un punteggio 8 significa che 8 lavori hanno raccolto un numero pari o superiore a 8 citazioni. L’indice di Hirsch ha il vantaggio di non essere condizionato da una sola pubblicazione citatissima ma di misurare l’impatto continuativo nel tempo attraverso il numero di pubblicazioni che ricevono un certo numero di citazioni. Visti i valori relativamente bassi dell’indice per la maggior parte dei sociologi italiani è anche possibile controllare agevolmente la solidità del dato esaminando la lista delle pubblicazioni da cui è stato generato1.
- 2 Utilizzando il rho di Spearman si ottengono risultati analoghi, con il primo autovalore che spiega (...)
13La tabella 1 descrive i cinque indicatori, di cui va in primo luogo sottolineata la fortissima varianza (un elemento su cui tornerò più avanti). Mentre questi indicatori si basano su almeno tre fonti diverse (Citation Index, Journal Abstracts, e Scholar Google), vale la pena notarne le forti correlazioni (espresse, vista la dispersione dei dati, sia in termini di r di Pearson che di rho di Spearman). La tabella 2 le riporta, limitandosi ai dati sulla facoltà di Sociologia di Trento, l’unica per cui è stato possibile raccogliere dati su tutti gli indicatori qui presentati. I dati, aggiornati al giugno 2007, si riferiscono a 24 professori ordinari (di cui 16 incardinati nelle discipline sociologiche), 20 professori associati (9), 23 ricercatori (17) e 10 borsisti postdottorato o altri giovani studiosi in contatto con la Facoltà. Merita in particolare di sottolineare la fortissima correlazione tra i dati sulle citazioni generati dal Social Science Citation Index e dallo Scholar Google Citation Counter, nonostante le differenze non trascurabili tra le basi di dati da cui traggono origine. È altresì interessante notare come le correlazioni (relativamente) più basse siano quelle tra gli indicatori di riconoscimento scientifico (le citazioni) e la misurazione più conservatrice e prudente della produttività (numero di articoli registrati negli Abstracts). Un’analisi delle componenti principali conferma la sostanziale coerenza dei vari indicatori, individuando un solo fattore che spiega il 79% della varianza complessiva, con pesi fattoriali superiori a 0,9 per tutti gli indicatori tranne Abstracts (comunque >0,7)2.
14La raccolta dei dati riferiti alla Facoltà di Sociologia di Trento è avvenuta nel contesto della politica di reclutamento di nuovo personale docente e di gestione della mobilità interna, condotta durante la mia presidenza della Facoltà nel triennio 2005-2008. Questa si basava su un esame comparativo preliminare dei curricula degli interessati. Per quanto riguarda l’attivazione di bandi, l’obiettivo non era ovviamente quello di prefigurare le decisioni delle commissioni concorsuali, ma garantire che le valutazioni comparative venissero attivate in settori in cui era certa la presenza di candidati di ottima qualità; per quanto attiene le eventuali chiamate di idonei, si trattava di verificare che i colleghi interessati da quelle misure presentassero un profilo scientifico tale da rispondere alle esigenze scientifiche della Facoltà, e non troppo distante da quello di chi già occupava una posizione più elevata.
Tabella 1 Statistiche descrittive per gli indicatori di visibilità e riconoscimento scientifico (dati Facoltà di Sociologia, Università di Trento, giugno 2007; N=78)
|
Media
|
Deviazione
|
|
|
|
|
|
Standard
|
Mediana
|
Minimo
|
Massimo
|
ssci
|
26,4
|
58,7
|
5
|
0
|
351
|
Abstracts
|
7,1
|
8,3
|
4
|
0
|
39
|
Google Author
|
17
|
22,8
|
8
|
0
|
116
|
Hirsch
|
3,7
|
3,7
|
2
|
0
|
18
|
Google Citations
|
98
|
256,6
|
14
|
0
|
1698
|
Tabella 2 Correlazioni tra indicatori di riconoscimento e visibilità scientifica (dati Facoltà di Sociologia, Università di Trento, giugno 2007) (rho di Spearman in parentesi quadre)
|
ssci
|
Abstracts
|
Google Author
|
Hirsch
|
Google Citations
|
ssci
|
1
|
.582(**)
|
.753(**)
|
.817(**)
|
.925(**)
|
|
|
[.725]
|
[.826]
|
[.818]
|
[.805]
|
Abstracts
|
|
1
|
.769(**)
|
.645(**)
|
.454(**)
|
|
|
|
[.682]
|
[.612]
|
[.592]
|
GoogleAuthor
|
|
|
1
|
.865(**)
|
.761(**)
|
|
|
|
|
[.872]
|
[.882]
|
Hirsch
|
|
|
|
1
|
.850(**)
|
|
|
|
|
|
[.977]
|
Google Citations
|
|
|
|
|
1
|
15Oltre ad un esame qualitativo dei cv, le proposte presentate al consiglio di facoltà si sono basate anche su una serie di indicatori quantitativi di riconoscimento scientifico. Ciò al fine di esaminare da molteplici punti di vista la posizione relativa dei colleghi. In particolare si è fatto riferimento a Social Science Citation Index, articoli indicizzati in Scholar Google e in Sociological Abstracts o basi dati affini, e a un indice sintetico, ottenuto sommando le tre variabili sopra citate, in versione standardizzata, e riparametrando tale somma su una scala 1-100.
16La distribuzione dei punteggi dei vari indicatori tra i vari livelli gerarchici riflette sostanzialmente le differenze di status tra questi ultimi. Come evidenzia la tabella 3, su ogni indicatore i giovani aspiranti ricercatori hanno il punteggio più basso, i professori ordinari quello più alto. L’impressione di una perfetta corrispondenza tra rango e indicatori è peraltro indebolita da due elementi: le altissime deviazioni standard per quasi tutti i gruppi e quasi tutti gli indicatori, e il fatto che i valori minimi di quasi tutti gli indicatori per quasi tutti i gruppi approssimano lo zero. Se consideriamo i valori mediani i risultati per altro non cambiano: anche in questo caso, i professori ordinari registrano valori più alti rispetto agli associati nonchè – in maniera ancora più marcata – nei confronti dei ricercatori o dei borsisti post-dottorato (tabella 4).
Tabella 3 Indicatori di riconoscimento e visibilità scientifica per posizione accademica (valori medi; dati Facoltà di Sociologia, Università di Trento, giugno 2007)
|
|
Media
|
Deviazione Standard
|
Minimo
|
Massimo
|
ssci
|
Postdoc et al.
|
2,30
|
2,710
|
0
|
6
|
|
Ricercatori
|
8,22
|
14,190
|
0
|
51
|
|
Associati
|
15,45
|
16,605
|
0
|
44
|
|
Ordinari
|
63,71
|
94,676
|
0
|
351
|
|
Totale
|
26,62
|
59,062
|
0
|
351
|
Sociological
|
Postdoc et al.
|
2,40
|
1,897
|
0
|
5
|
Abstracts e affini
|
|
|
|
|
|
|
Ricercatori
|
3,87
|
6,122
|
0
|
29
|
|
Associati
|
6,40
|
6,492
|
0
|
26
|
|
Ordinari
|
12,88
|
10,216
|
1
|
39
|
|
Totale
|
7,14
|
8,374
|
0
|
39
|
Google Author
|
Postdoc et al.
|
8,80
|
6,763
|
0
|
24
|
|
Ricercatori
|
9,48
|
15,556
|
0
|
71
|
|
Associati
|
13,95
|
15,254
|
0
|
52
|
|
Ordinari
|
30,17
|
31,991
|
2
|
116
|
|
Totale
|
17,00
|
22,946
|
0
|
116
|
Indice sintetico
|
Postdoc et al.
|
5,84
|
3,682
|
,00
|
12,43
|
|
Ricercatori
|
8,37
|
12,796
|
,00
|
60,66
|
|
Associati
|
13,48
|
12,999
|
,72
|
50,03
|
|
Ordinari
|
32,42
|
30,487
|
3,18
|
100
|
|
Totale
|
16,86
|
22,131
|
,00
|
100
|
Indice di Hirsch*
|
Postdoc et al.
|
1,50
|
1,354
|
0
|
4
|
|
Ricercatori
|
2,55
|
2,650
|
0
|
9
|
|
Associati
|
3,55
|
2,625
|
0
|
8
|
|
Ordinari
|
5,71
|
4,991
|
0
|
18
|
|
Totale
|
3,67
|
3,729
|
0
|
18
|
Google Citations*
|
Postdoc et al.
|
14,80
|
23,541
|
0
|
74
|
|
Ricercatori
|
38,77
|
69,509
|
0
|
284
|
|
Associati
|
60,21
|
72,920
|
0
|
238
|
|
Ordinari
|
222,13
|
430,468
|
0
|
1698
|
|
Totale
|
98,03
|
256,604
|
0
|
1698
|
* Dati calcolati sulla base di Scholar Google Citation Counter nel Gennaio 2008.
Tabella 4 Indicatori di riconoscimento e visibilità scientifica per posizione accademica (valori mediani; dati Facoltà di Sociologia, Università di Trento, giugno 2007)
|
ssci
|
Abstracts
|
Google Auhor
|
Indice sintetico
|
Indice Hirsch
|
Google Citations
|
Valori mediani
|
|
|
|
|
|
|
Ordinari
|
16
|
9
|
14
|
19,9
|
3,5
|
37
|
Associati
|
9
|
4,5
|
6,5
|
10,3
|
2,5
|
27
|
Ricercatori
|
1
|
2
|
5
|
3
|
2
|
8
|
Borsisti postdottorato
|
1
|
2,5
|
9
|
6,2
|
1,5
|
5,5
|
17Nonostante la considerevole varianza interna ad ogni gruppo, l’analisi della varianza suggerisce che le differenze tra gruppi misurate dai vari modelli siano complessivamente significative. In particolare, dal confronto a coppie emerge come gli ordinari differiscano in modo significativo dalle altre categorie con due eccezioni (H-index e Google Articles), in cui il loro punteggio non differisce significativamente da quello degli associati. Nel complesso tuttavia le differenze più marcate sono per l’appunto tra ordinari e il resto. Questo è comprensibile in quanto
-
i gruppi ad uno stadio di carriera iniziale o intermedio combinano profili diversi, includendo accanto a chi è rimasto immeritatamente escluso dalle idoneità distribuite negli ultimi tempi, colleghi che invece hanno ridotto il loro impegno per quanto concerne la produzione scientifica (pur continuando magari a dare un importante contributo sul piano didattico), e giovani studiosi in fase di crescita e attivi su vari fronti;
-
al contrario, il gruppo degli ordinari sembra essere emerso da processi di selezione un po’ più raffinati, che diventano più evidenti se si considerano soltanto le persone sotto i 60 anni.
18Un aspetto potenzialmente problematico dell’analisi qui condotta sta nel fatto che l’unità di analisi comprende docenti di settori scientifico disciplinari eterogenei, che hanno pratiche di citazione diverse, e che sono pertanto difficilmente comparabili. Rimane tuttavia interessante il fatto che, nonostante queste difficoltà, complessivamente la struttura gerarchica interna alla Facoltà corrisponda in misura non irrilevante alla distribuzione dei vari indicatori.
19L’analisi della situazione a livello nazionale si basa sul solo indice di Hirsch. Questo per pura facilità ed economicità di calcolo. È evidente che un’analisi basata sull’insieme degli indicatori sopra discussi sarebbe più completa e produrrebbe risultati complessivamente più robusti (Wilcox 2008). Al tempo stesso, tuttavia, la forte correlazione tra i diversi indicatori (una regressione dell’indice di Hirsch sui tre indicatori utilizzati a Trento ne spiega l’80% della varianza) giustifica un’analisi basata su un solo indicatore, soprattutto tenendo conto della sua natura esplorativa.
20Il dato nazionale sembra largamente coerente con quanto emerso dal caso trentino. La distribuzione dei valori dell’indice H tra 364 docenti incardinati nel settore sps/07 al 31.12.2003 evidenzia differenze significative tra i professori ordinari e gli altri colleghi. Anche la differenza tra associati e ricercatori è positiva, come da attesa, però con uno scarto più modesto che non risulta significativo (tabella 5). La figura 1 accentua ulteriormente le similarità tra posizione dei ricercatori e degli associati, sottolineando soprattutto l’elevata quota di colleghi con riconoscimento scientifico nullo (un dato comprensibile per un ricercatore ad inizio di carriera, assai meno per un professore di II fascia).
21Anche se ci limitiamo ai 245 professori ordinari incardinati al 31.12.2003 nei vari settori disciplinari sociologici (da sps/07 a sps/12: tabella 6) otteniamo comunque indicazioni di un certo interesse. I due settori più numerosi (Sociologia generale e Sociologia dei fenomeni culturali) sono, non sorprendentemente, anche quelli più prossimi alla media; i settori da sps/10 (urbana e territorio) a sps/12 (devianza) sono nettamente sotto la media; mentre appare confermato il buon livello medio di riconoscimento e visibilità internazionale del settore sps/09 (Economia, lavoro e organizzazione), coerentemente con quanto segnalato dalla valutazione civr del 2003 (http://vtr2006.cineca.it/pubblicazioniArea_14.pdf [link non più disponibile 06/12/16], p.5).
Tabella 5 Indice di Hirsch per posizione accademica (docenti incardinati nel settore sps/07 al 31.12.2003 [fonte: www.miur.it]; dati raccolti nel Gennaio 2008)
|
N
|
Media
|
Deviazione
|
Mediana
|
Minimo
|
Massimo
|
Standard
|
|
|
|
|
|
|
Ricercatori
|
136
|
1,32
|
1,746
|
1,00
|
0
|
9
|
Associati
|
126
|
1,76
|
1,920
|
1,00
|
0
|
9
|
Ordinari
|
102
|
3,76
|
3,643
|
3,36
|
0
|
18
|
Totale
|
364
|
2,16
|
2,672
|
1,00
|
0
|
18
|
Tabella 6 Indice di Hirsch per settore scientifico disciplinare (docenti di I fascia incardinati al 31.12.2003 [fonte: www.miur.it]; dati raccolti nel Gennaio 2008)
|
N
|
Media
|
Deviazione Standard
|
Mediana
|
Minimo
|
Massimo
|
sps07
|
102
|
3,79
|
3,657
|
3,00
|
0
|
18
|
sps08
|
55
|
4,09
|
3,099
|
4,00
|
0
|
14
|
sps09
|
44
|
5,52
|
4,633
|
4,00
|
0
|
19
|
sps10
|
15
|
2,93
|
2,251
|
3,00
|
0
|
6
|
sps11
|
14
|
2,64
|
2,560
|
3,00
|
0
|
7
|
sps12
|
15
|
2,80
|
2,678
|
2,00
|
0
|
11
|
Totale
|
245
|
3,99
|
3,633
|
3,00
|
0
|
19
|
22Sia il dato di Trento che quello nazionale forniscono alcune indicazioni coerenti:
-
le differenze sono più marcate tra gli ordinari e le altre fasce che non tra queste ultime. Appare cioè confermata, perlomeno a livello aggregato, l’idea che un professore ordinario debba godere di un minimo di visibilità internazionale ed avere una presenza significativa almeno sulle principali riviste nazionali (vale a dire, quelle indicizzate nei Sociological Abstracts);
-
per contro, l’assenza di differenze forti tra ricercatori ed associati riflette probabilmente due fattori: da un lato, la compresenza all’interno di queste categorie di soggetti con motivazioni e dinamismo professionali molto eterogenei (il dato trentino evidenzia ad esempio punteggi molto bassi su ogni indicatore per diversi tra i colleghi entrati in università con i giudizi di idoneità dei primi anni ’80); dall’altro, il fatto che la promozione a professore associato possa essere legittimamente argomentata anche sulla base del servizio fornito alla propria facoltà sul piano didattico o amministrativo (argomenti assai più problematici, sul piano logico così come alla luce di questi dati, per una promozione alla I fascia);
-
rimane peraltro evidente a qualsiasi livello gerarchico l’ampia differenziazione interna, con deviazioni standard superiori nella maggior parte dei casi ai corrispondenti valori medi. Il caso di Trento suggerisce che ciò dipenda almeno in parte dall’eterogeneità dei profili scientifici reclutati nell’università ope legis. Temo però che questo dipenda anche dal persistente rifiuto della professione di seguire criteri più rigorosi per valutare le progressioni di carriera dei colleghi.
23Nonostante i limiti sopra indicati, l’applicazione di criteri bibliometrici sembra giustificata per i concorsi di I fascia già alla luce della situazione attuale, mentre richiede per la II fascia una messa a punto che chiarisca in quale conto debbano essere tenuti i contributi didattico-amministrativi. In ogni caso, questi criteri mi paiono preferibili a quelli fondati su pesi arbitrari, che rischiano di generare risultati fortemente eterogenei. Ad esempio, nei due dipartimenti che raccolgono la quasi totalità dei docenti della facoltà di Sociologia di Trento è in uso da tempo la pratica di assegnare almeno una parte dei fondi annuali per la ricerca basandosi su vari indici di produttività scientifica. Questi si fondano su pesi arbitrariamente attribuiti a tipi diversi di prodotti scientifici. Una regressione degli indicatori dipartimentali di produttività sui tre indicatori sopra descritti (Citation Index, Sociological Abstracts, Scholar Google) genera risultati inconsistenti: in un caso questi spiegano oltre il 50% della varianza dell’indicatore dipartimentale, nell’altro caso, meno dell’8%, un risultato statisticamente non significativo. Utilizzare dati meno arbitrari, seppur discutibili, come quelli di tipo bibliometrico sembra preferibile, se non altro per la riduzione dei margini di controversia che ciò comporterebbe.
Figura 1 Distribuzione dell’indice di Hirsch per ruoli nel settore sps/07 (docenti incardinati al 31.12.2003 [fonte: www.miur.it]; dati raccolti nel Gennaio 2008)
24Qualsiasi proposta di applicare criteri ‘oggettivi’ alla valutazione di profili professionali è inevitabilmente destinata a suscitare reazioni critiche, ed è pertanto opportuno chiarirne i limiti di applicazione. In primo luogo, non si tratta tanto di abbandonare i tradizionali criteri di valutazione qualitativa quanto di integrarli. Chiunque si sia trovato in discussioni sulla qualità scientifica (in commissioni concorsuali o in consiglio di facoltà) sa bene che la ‘valutazione comparativa’ finisce per basarsi su tre criteri: la ‘bravura’ dell’uno o dell’altro candidato; i ‘diritti acquisiti’ dal candidato (per anzianità, servizi alla facoltà, etc.); la ‘produttività’, definita puramente in termini di numero di pagine a stampa (non importa dove, con quale ricezione da parte della comunità scientifica, e con quali risultati sostantivi).
25L’introduzione di criteri bibliometrici rappresenterebbe un miglioramento rispetto ad ognuno di questi criteri: sposterebbe l’oggetto del contendere dalla ‘bravura’ astrattamente (più spesso, interessatamente o arrogantemente) definita, alle modalità in cui tale ‘bravura’ è stata tradotta in prodotti scientifici riconosciuti dalla comunità nazionale ed internazionale; permetterebbe di collocare nella giusta luce il peso da attribuirsi ai servizi didattici ed amministrativi, che in particolare nel caso della I fascia dovrebbero contare soltanto per colleghi a fine carriera; eliminerebbe infine l’equivoco prodotto da quelli che sono comunque criteri pseudo-quantitativi di valutazione (le pagine a stampa), ben più grezzi di quelli qui proposti. Più in generale, alzerebbe l’onere della prova per chi intendesse caldeggiare la promozione di colleghi con punteggi modesti su qualsiasi misurazione ‘oggettiva’.
26Per contro, è del tutto ovvio che non avrebbe senso alcuno trattare questi dati come se fondassero una scala per rapporti, concludendo che il peso di un collega – e quindi la sua ‘promovibilità’ – fosse, poniamo, quattro o cinque volte superiore a quello di un altro. Piuttosto, occorrerebbe utilizzare questi indicatori per costruire degli strati, individuando ad esempio fasce di riconoscimento alto, medio o basso. Si potrebbe allora in particolare convenire sull’impossibilità di accedere alla posizione di ordinario da parte di chi non si collocasse almeno nella seconda fascia di riconoscimento scientifico.
27Queste considerazioni non scoraggeranno ovviamente le radicate ostilità (più o meno interessate) di molti, né le scontate (e non sempre infondate) obiezioni sulle linee del «la qualità non è misurabile, e la sua ricerca viene anzi svilita da questi metodi pseudo-scientifici....». Ma è poi così vero? Vediamo. L’indice H tra i classici dà i seguenti dati: Weber 45, Durkheim 36, Simmel 28, Marx 27, Parsons 43, Merton 50, Goffman 45 (il sociologo italiano con il punteggio più alto ha 19). Non male, tenendo conto dell’handicap sperimentato su Scholar Google da autori scomparsi da tempo.... Ci sono certamente casi di forte sottovalutazione, ad esempio il 13 di Karl Polanyi (un dato peraltro facilmente spiegabile, se si tiene conto del fatto che una produzione scientifica continuativa non era certo tra le preoccupazioni principali del nostro). Ed è altrettanto ovvio che sarebbe insulso concludere da questi dati che Merton sia stato quasi due volte più importante di Marx..... E tuttavia, sulla base di questi criteri, per quanto approssimativi ed opinabili, nessuno dei nostri classici – neanche Polanyi - si vedrebbe in Italia negata una cattedra (il limite del quartile più alto è 5, una soglia decisamente inclusiva). Siamo proprio certi che finirebbe così anche con i vigenti sistemi di valutazione?